Omocausto

Un articolo del giornale di destra “Der Angriff” (“L’Attacco), del 19 novembre 1928 definisce Hirschfeld un “individuo malato” che dovrebbe essere eliminato da ogni sana popolazione. L’articolo termina ricordando l’attacco di Monaco del 1928: “Se almeno fosse morto! Questa sarebbe l’unica buona notizia che si potrebbe riferire su questo individuo!”. La Germania uscita dalla sconfitta del 1918 era un Paese instabile economicamente e dalla fragile democrazia. Bande di estremisti nazionalisti e comunisti si combattevano nelle città, il pesantissimo Trattato di Versailles impediva la rinascita finanziaria e produttiva. In un clima di così grande tensione ebbero buon gioco quei politici che si rifecero agli ideali nazionalistici, all’idea di una Germania nuovamente potente.

Quando poi la crisi economica e la spaventosa inflazione devastò il Paese mietendo milioni di posti di lavoro il clima sociale divenne ancora più esplosivo. Malcontento, disoccupazione, rancore per la sconfitta, paura del bolscevismo furono gli ingredienti che permisero all’estrema destra di aumentare sempre più i suoi consensi. I primi bersagli dei movimenti di destra furono tradizionali: gli ebrei e gli omosessuali. Il primo segnale fu nel 1921 l’attentato a Magnus Hirschfeld.

Al termine di una conferenza tenuta a Monaco il professore venne attaccato da una banda di razzisti e fatto segno di un lancio di pietre. Una lo colpì al cranio fratturandoglielo. Un giornale ultranazionalista di Dresda così commentò l’accaduto: L’erba cattiva non muore mai. Il ben noto dottor Magnus Hirschfeld era stato colpito così duramente da farlo considerare ormai nella lista dei morti. Apprendiamo ora che si sta rimettendo dalle ferite. Non esitiamo a sostenere che ci dispiace che questo vergognoso ed orribile avvelenatore del nostro popolo non abbia trovato la sua ben meritata fine” Il clima era di fatto insostenibile. Per guadagnare visibilità i movimenti estremistici di destra moltiplicarono le loro azioni violente. Così nel 1923 a Vienna seguaci del Partito Nazista fecero irruzione nella sala dove Hirschfeld teneva una conferenza tentando di uccidere a colpi di pistola il professore. Locali, ritrovi, omosessuali e transessuali dichiarati divennero il bersaglio delle squadre d’assalto naziste. La stampa nazista e in special modo il Volkischer Beobachter, l’organo ufficiale del partito nazista diretto da Julius Streicher moltiplicò i suoi attacchi e le sue istigazioni alla violenza contro gli omosessuali.

Il Partito Nazista elaborò una sua teoria sulla omosessualità sostenendo che si trattasse di una malattia contagiosa in grado di diffondersi anche agli eterosessuali. Ma a parte i pregiudizi antichi e le curiose nuove interpretazioni per i nazisti gli omosessuali rientravano nella categoria dei “sabotatori sociosessuali”, in una presa di posizione ufficiale per spiegare le ragioni dell’attacco agli omosessuali il Partito scriveva: “E’ necessario che il popolo tedesco viva. Ed è solo la vita che può lottare perché vita significa lotta. Si può lottare soltanto mantenendo la propria mascolinità e si mantiene la mascolinità con l’esercizio della disciplina specie in materia di amore.

L’amore libero e la devianza sono indisciplina … Per questo respingiamo ogni forma di lascivia, specialmente l’omosessualità, perché essa ci deruba della nostra ultima possibilità di liberare il nostro popolo dalle catene che lo rendono schiavo” Il nazismo aveva un suo preciso progetto: l’uomo doveva combattere, la donna generare. Il popolo tedesco doveva sopravvivere e moltiplicarsi. L’omosessualità era vista come il sabotaggio alla crescita della nazione tedesca. Non erano tanto questioni di morale borghese quanto problemi di ideologia a rendere nazismo e omosessualità incompatibili.