Relazione congressuale
Tale progetto ha come principale obiettivo di rendere sempre più capillare la presenza territoriale organizzata dei gay e delle lesbiche (oggi estesa a 16 regioni con la costituzione di circa 40 comitati provinciali) rafforzando i servizi rivolti alle persone omosessuali quali consultori, telefoni amici, gruppi giovani, cineforum, attività aggregative e ricreative.
Dall’altro, abbiamo inteso salvaguardare quel patrimonio di storia locale che ha preso le mosse con l’atto costitutivo del 22/11/99 dal quale nasceva Arcigay – Arcilesbica Omphalos (già “Solidarietà Totale”), composta dall’insieme di più associazioni (affiliazione a: Arcigay, Arcilesbica, Arci Nuova Associazione Comitato Territoriale di Perugia), ma realtà che i membri del consiglio direttivo e buona parte dei soci hanno sempre considerato unica ed unitaria. Nel rispetto dell’origine e della storia di codesta associazione, riteniamo di dover continuare un percorso intrapreso in sinergia con tutte le componenti dell’Omphalos.
Per tale motivo, pertanto, accanto alla nascita del Comitato Provinciale Arcigay Perugia, ribadiamo la nostra volontà di mantenimento delle restanti componenti (gruppo Arcilesbica ed Arci Nuova Associazione) nel circolo “Omphalos”. Le due realtà associative saranno coordinate tra loro mediante modalità che verranno stabilite e delineate nel corso di successive riunioni di approfondimento.
Siamo consapevoli che questa nostra scelta ci impone un impegno maggiore in termini di risorse umane, ma ci sembra giusto rivendicare, diremo con orgoglio, la nostra storia e la nostra peculiarità che ha fatto la nostra forza nel corso di questi anni. Il nostro cammino, oramai più che decennale, ci ha visti sempre protagonisti e in prima fila per la realizzazione di una comunità regionale sempre più inclusiva e in cui tutti i cittadini si riconoscessero in quanto tale, a pieno titolo, al di la dell’orientamento sessuale, dell’etnia, della fede religiosa.
Rivendichiamo, orgogliosamente, in questa ottica il contributo da noi dato nelle battaglie per l’istituzione del registro delle unioni civili in diversi comuni della nostra regione (a cominciare dal capoluogo di regione) nonché l’inserimento di due articoli nel nuovo statuto della regione Umbria che , nel desolato panorama italiano, ci fa essere all’avanguardia e ci fa entrare a pieno titolo, come comunità regionale, nella comunità europea; ci riferiamo, ovviamente, all’art. 4 sulle anti-discriminazioni (che riprende l’art. 21 della carta di Nizza), e l’art. 9 sul riconoscimento, accanto alla famiglia, delle altre forme di convivenza familiare.
Ma queste vittorie, sicuramente importanti e non scontate anche in una regione tradizionalmente di sinistra come la nostra, debbono spronarci a proseguire sul cammino intrapreso e chiedere alle istituzioni e al mondo della politica che dalle dichiarazioni di principio si passi ai fatti concreti e che si legiferi di conseguenza. In tal senso ci poniamo come prossimo obiettivo la promulgazione di una legge regionale sull’antidiscriminazione così come già avvenuto in altre realtà regionali (pensiamo alla regione Toscana) e la creazione di un osservatorio regionale sulle discriminazioni.
Sappiamo fin d’ora che il cammino che stiamo per intraprendere non sarà facile né agevole ma confidiamo nelle nostre buone ragioni e nell’aiuto di quegli esponenti politici locali, che in questi anni hanno sposato alcune nostre cause nella giusta convinzione che una comunità che riconosce le differenze e le rispetta in quanto tali è una comunità migliore.
Il nostro impegno per l’ottenimento delle nostre richieste non deve farci perdere di vista, tuttavia, la situazione concreta di uomini e donne omosessuali che, purtroppo, in realtà piccole e per certi versi chiusa come la nostra, vivono la propria condizione con disagio o in maniera conflittuale. Per tale motivo dovremmo potenziare quelle azioni miranti alla riduzione del disagio come il consultorio, la capacità di accoglienza (rivolto sia alle persone omosessuali che alla famiglie) intraprendendo delle azioni in sinergia con quelle istituzioni che dovrebbero educare le nuove generazioni al rispetto, per tale motivo cercheremo di avviare e concretizzare contatti con il mondo della scuola, sia a livello di singoli istituti che a livello di direzione regionale.
Prima di terminare questa relazione vorremmo mettere l’attenzione su un problema di stringente attualità che influenzerà la vita del nostro circolo per i prossimi anni e cioè l’individuazione di una nuova sede. Infatti già da alcuni anni il comune ci aveva comunicato che alla fine del 2006 sarebbero iniziati i lavori per la ristrutturazione dello stabile di via Fratti. Ora con lettera raccomandata di 15 giorni fa ci viene comunicato che abbiamo lo sfratto esecutivo e che pertanto dovremmo liberare i locali del circolo entro il 28 febbraio 2006.
Questa ingiunzione ci pone problemi sia da un punto di vista logistico (pensare di liberare la sede in così breve tempo senza che prima ci sia data la possibilità di individuare un’altra sistemazione è di difficile attuazione), e soprattutto di valore simbolico e politico. Nella lettera di cui sopra ci veniva comunicato che il comune si riservava il diritto di recessione dal contratto di affitto stipulato con il nostro circolo, non assicurandoci, quindi, una volta i lavori terminati, il diritto di poter rientrare nella sede. Vorremmo ricordare che nel corso di questi anni abbiamo profuso energie, tempo e, non ultimo, denaro, per rendere il nostro circolo sempre più accogliente, punto di riferimento della comunità gay e lesbica e luogo di aggregazione dei circa 2000 iscritti arci-gay residenti nella nostra regione.
Pertanto chiediamo al comune che ci venga assicurato quanto segue: o Il diritto di rientrare nella sede attuale , una volta i lavori terminati; assicurandoci l’utilizzo di locali per le riunioni politiche e per tutte quelle attività di sostegno e riduzione del disagio (consultorio, punto di ascolto) del circolo. o L’individuazione di uno spazio che possa permetterci di fare tutte quelle attività ricreative ed aggregative fondamentali per la nostra comunità. Pertanto chiediamo l’aiuto e il sostegno degli amministratori locali in questa nostra rivendicazione anche perché nel corso di questi anni di lavoro in comune, abbiamo dato prova di responsabilità, di affidabilità in tutti i progetti in cui siamo stati coinvolti e che ci hanno visto onorare fino in fondo gli impegni presi.
Concludendo sappiamo che non ci aspetta un lavoro facile, che la strada sarà irta di difficoltà ma con la nostra caparbietà, la nostra energia e il nostro entusiasmo vogliamo dare il nostro contributo per far crescere questa nostra regione verso un’idea di convivenza civile ed un’idea più avanzata di libertà.