Genere: differenze e diritti contro l’omofobia

Perugia, Sala Vaccara 22 marzo 2013


INTRODUZIONE LORENA PESARESI

1. E’ recente la notizia della Corte di Cassazione: “famiglie gay non sono dannose per i figli”. I bambini possono crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale. Un passo avanti enorme per l’Italia e che la politica deve saper cogliere segnando una rinnovata attenzione/attuazione delle norme europee, anche per le coppie gay, sulla prevenzione e contrasto alle discriminazioni di genere.

2. L’UGUAGLIANZA DI GENERE in ogni campo E’ UN TRATTO IDENTITARIO DELL’EUROPA DEI DIRITTI (l’Europa non è solo unione monetaria..)DI CHIARO SEGNO PROGRESSISTA E RIFORMISTA. Deve poterlo diventare anche per l’Italia. Il Parlamento italiano con il Governo Berlusconi non è riuscito neanche a varare una legge giustissima quanto scontata – direi – contro l’omofobia, ma Strasburgo boccia l’Italia CHE SU QUESTO TEMA TENDE AD AVERE UNA VISIONE ANCORA TROPPO CONSERVATRICE.

3. “Il Parlamento europeo dichiara che i matrimoni gay sono e devono essere un diritto garantito a tutte le persone”. Secondo quanto stabilito dal Parlamento europeo, i Governi d’Europa non possono e non devono fornire definizioni restrittive di famiglia, definizioni elaborate solo ed esclusivamente con l’intenzione di negare protezione e tutela alle coppie omosessuali e ai loro figli.

4. In Francia dal 1° settembre 2013 sarà possibile celebrare legalmente matrimoni gay e adottare figli. Un Patto con i francesi che François Holland ha mantenuto e realizzato. Non è rimasto sulla carta o confinato nell’ennesimo libro delle buone intenzioni, ma tradotto, proprio in queste settimane, in atti legislativi che hanno riguardato sia grandi questioni sociali, sia i diritti civili che di cittadinanza. Un onore per essersi dimostrato il vero difensore delle famiglie e dell’uguaglianza. Un onore e, insieme, un dover essere – parola di Dominique Bertinotti (58 anni) Ministra francese della famiglia – perché battersi per l’uguaglianza in ogni campo è un tratto identitario della sinistra . Io credo sia giunto il momento che diventi un tratto identitario non solo della sinistra ma di tutti gli schieramenti politici anche in Italia. Perno principale della legge: “l’art. 1 abolisce l’esigenza di una differenza tra i sessi come condizione per il diritto al matrimonio: per sposarsi non è più necessario che i contraenti appartengano a sessi diversi”. L’art. 143 del Codice civile sarà modificato così: “il matrimonio è contratto fra due persone di sesso differente o dello stesso sesso”.

5. Ma vorrei anche citare una storica a me cara Joan Wallach Scott (71 anni) che in un colloquio su “Gender e Donne” apparso di recente nel “il Sole 24 ore”- febbraio 2013, ha dichiarato: “..la biologia non determina che cosa significa essere uomo e donna: il loro comportamento, il loro lavoro e il loro modo di vivere possono cambiare nel tempo…”

6. Recentissimamente ho avuto l’opportunità di partecipare in questa stessa sala (13 gennaio 2013) ad un altro incontro pubblico, molto partecipato non solo da gay, ma da studiosi, cittadini, curiosi, giovani tanti, su “Fede e omo-transessualità” con Don Alessandro Santoro (Docente di religione e filosofia – animatore nella Comunità delle Piagge di Firenze) che ha avuto molti problemi con la Chiesa perchè disobbediente di “DIO,” pagando a caro prezzo la sua libertà di pensiero…. Una frase mi ha colpito: “E’ un dovere della Chiesa ospitare gli omosessuali, Un Prete è felice quando agisce per la fedeltà alla verità più intima, più profonda dell’essere vivente. “Dio ci ama perché facciamo di tutto per assomigliare a quella che è la nostra vera natura anche se significa amare persone del nostro stesso sesso”…

7. Ecco – io credo sia ineludibile – riaprire in Italia, in Parlamento, la strada verso una legge sul riconoscimento reale dei diritti a partire dalla legge contro l’omofobia, il riconoscimento delle unioni civili, il riconoscimento delle convivenze. Del resto – come sempre diciamo – non potrà mai esserci democrazia paritaria reale se non si creano condizioni effettive a 360° nel passaggio “dalla parità formale all’uguaglianza sostanziale tra i generi.

8. Lo diciamo e lo facciamo, oggi come da sempre, con i nostri progetti, con le associazioni, il volontariato sociale nel prevenire e contrastare le violenze contro le donne, così come per prevenire le discriminazioni indirette nel lavoro e nella società, in un Paese in cui ancora oggi – ad esempio – la maternità rappresenta la prima causa di discriminazione nel rapporto di lavoro. Potrei continuare a lungo

9. In Italia dobbiamo muoverci per gli stessi diritti e stessi doveri nel principio di uguaglianza tra tutte le famiglie come avviene da tempo in molti Paesi dell’Europa unita. Ma questo implica prima di tutto dimostrazione di ascolto verso le associazioni, gruppi di base, ONG che operano con impegno quotidiano su tali questioni. “Prestare Ascolto” è un concetto, un metodo che già di per sé è sostanza politica e fiducia. Questo in Italia non accade ancora.

10. Il Partito Democratico ha lavorato ad un Disegno di legge sul riconoscimento delle coppie di fatto e delle unioni civili – che ben venga – ma credo che dovremo spingere per una sua forte accelerazione e un suo miglioramento nei contenuti sempre che si riesca a dare un senso “etico” a questo Paese. Non possiamo più permetterci di finire come con la legge sui “DICO”. Un’esperienza molto negativa e frustrante se solo si pensa che in EUROPA in quasi tutti gli Stati membri è stato raggiunto il riconoscimento delle unioni civili, una buona parte degli Stati membri ha raggiunto il matrimonio omosessuale, una piccola parte ha raggiunto il riconoscimento delle convivenze. Tolti i Paesi dell’ex Unione Sovietica la cui Costituzione definisce matrimonio solo l’unione tra un uomo e una donna, le zone grigie sono solo l’ITALIA e pochissimi altri piccoli paesi dove non vi è alcun tipo di riconoscimento.

11. UMBRIA – La Giunta regionale dell’Umbria ha varato un Disegno di legge su: “norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”. Una grande opportunità, una svolta per rafforzare e/o consolidare le azioni e gli strumenti per un effettivo esercizio dei diritti e della parità anche attraverso di norme contro l’omofobia e le discriminazioni contro i gay , ad esempio negli ambienti di lavoro… la figura della Consigliera di Parità nell’esercizio delle funzioni proprie può svolgere un ruolo di prevenzione importante …

12. IL COMUNE DI PERUGIA su queste battaglie contro l’omofobia e le discriminazioni – come afferma spesso il nostro Sindaco Boccali – non siamo mai stati insensibili. Siamo tra i primi Comuni in Italia ad aver istituito credo nel 2006 il “Registro delle coppie di fatto”.. Quello che oggi altri Comuni stanno tentando di togliere ma di certo non è il caso di Perugia…

13. Abbiamo più volte condannato posizioni reazionarie e integraliste anche nella nostra città da parte di alcune forse politiche , come la vicenda di una assemblea studentesca promossa e autorizzata dall’Istituto d’arte “B. Di Betto” con ARCIGAY, richiesta per sensibilizzare i giovani, non a diventare “gay” ma ad acquisire valori, cultura della “differenza”, a partire dal tema “diritti e contrasto all’Omofobia”. Un atto credo di civiltà e di educazione prima di tutto alla tolleranza, al rispetto della diversità in ogni sua manifestazione, alla ripugnanza di ogni forma di violenza e di discriminazione di ogni cittadino.

14. Per questo è importante creare occasioni e spazi di riflessione, nell’ottica della cultura della differenza e della libertà di espressione per i giovani (a partire dalla scuola) che vogliono informarsi, capire, confrontarsi rispetto a questioni che li interessano o che indirettamente o direttamente li coinvolgono.

15. La scuola anche in questo deve educare alla NON-VIOLENZA, alla NON-DISCRIMINAZIONE, alla solidarietà, al rispetto della persona, all’affermazione della pari dignità sociale. Solo così potremo un giorno far sì che chi si sente oggi un “diverso” possa sentirsi libero domani, possa vivere una vita normale e non sentirsi un “isolato” come se avesse una “pena” da scontare.