Perugia, 06/02/2007
Caro Direttore,
le scrivo molto preoccupata per gli ultimi eventi che si stanno verificando a Perugia e che stanno interessando la comunità gay e lesbica di questa “civilissima” e “tollerantissima” città. Parto dall’ inizio. Non pensavo davvero che la discussione in Parlamento sui Pacs si sarebbe trasformata in una crociata omofoba da parte di molta della classe politica italiana, che dovrebbe essere chiamata a legiferare in nome di TUTTO il popolo di questo Paese, quindi anche dei suoi cittadini gay e delle sue cittadine lesbiche.
Questa legge non interessa quasi a nessun politico e, infatti, non sono stati messi in moto i normali creatori di consenso (vale a dire il solito martellamento di notizie e le informazioni anche “viziate” per far digerire norme ai cittadini), ma al contrario si è permesso a tutti di “fare politica” omofoba, che istiga alla discriminazione, senza che poi venga alzato un dito per reprimere i comportamenti di odio e violenza che concretamente ne derivano. Il risultato è che adesso noi gay e lesbiche siamo più visibili, ma anche più odiati e sbeffeggiati. A Perugia succedono fatti gravissimi, e il dovere di un buon giornale sarebbe, a mio modesto parere, quello di rendere noti anche questi fatti.
A fine dicembre scorso, un ragazzo omosessuale è stato aggredito davanti ad un noto disco-pub del centro dopo essere stato riconosciuto come “uno di quei froci dell’Arcigay”, alla presenza di due persone del locale che ovviamente non hanno alzato un dito, mentre il poveretto veniva letteralmente malmenato. Poche settimane fa, invece, in un parcheggio adiacente le mura del centro storico, dove i ragazzi gay si incontrano e dove rispettabilissimi “eterosessuali” soprattutto sposati vanno per cercare svaghi alternativi con quelli che di giorno apostrofano come “froci di merda” (esattamente così, uomini sposati – e poi si viene a parlare a noi dei valori della famiglia fondata sul matrimonio), ebbene, in questo luogo un ragazzo ha minacciato con cric un omosessuale e gli ha distrutto la macchina, approfittando del fatto che non c’era nessuno a difenderlo.
Alla nostra sede dell’Arcigay, poi, molti passanti guardano la bandiera sopra la porta d’ingresso, urlano “froci” e scappano vigliaccamente. A volte, nelle serate di apertura, entrano nel portone, violando persino il nostro diritto a stare tranquilli all’interno del nostro circolo, e strappano tutti i volantini e manifesti informativi che sono appesi alle pareti. Sono persino arrivati a tirare uova all’ingresso o a fare pipì sul portone. Questo è il risultato degli interventi dei nostri “amati” politici e del clero, una campagna di dissenso, di discriminazione e di odio che sta dando loro i frutti sperati.
Non c’è altro modo, infatti, per definire altrimenti questi atti vandalici e soprattutto la responsabilità di chi, con il suo silenzio o con la sua implicita adesione, li provoca. Non ci vengano a dire poi, gli uni o gli altri, “Io non sapevo niente”. Non spetta a me fare parlare della Bibbia, ma ricordo che anche fare i “Ponzio Pilato”, oltre che il boia, vuol dire accollarsi una responsabilità enorme.
Fare denunce? E chi ci da ascolto! Sono mesi che chiediamo al Comune di intensificare controlli sul nostro vicolo senza alcun risultato. Tutti approfittano del fatto che spesso non vengono fatte denuncie da parte dei gay non dichiarati per i soprusi subiti.
I gay non amano la violenza ma li vedo stanchi e delusi. Chissà che la risposta giusta non sia quella di girare anche noi armati per difendere quello che per noi è prezioso, la nostra dignità.
Patrizia Stefani
Presidente Arcigay Arcilesbica “Omphalos” Perugia